“LA PSICOTERAPIA NON SERVE A NULLA” … O FORSE NO

Spesso noi psicologi ci troviamo a combattere i cliché che perseguitano la nostra professione, ci scontriamo con alcuni retaggi culturali che inducono le persone a chiamarci “strizzacervelli”, allora ci trastulliamo in farraginose disquisizioni sull’utilità della psicoterapia, vi inondiamo con valanghe di notizie tecniche sulle differenze tra i vari approcci e, a volte, cadiamo nella tentazione di rimarcare l’importanza della scelta di un approccio che sia più adatto a voi o al vostro specifico disagio, nel naturale, ma inopportuno, desiderio di promuovere il nostro indirizzo terapeutico. Ci ergiamo a sostenitori del coraggio e della grande forza d’animo che riteniamo necessari per chiedere un aiuto, insomma, ci concentriamo sui tanti preconcetti che purtroppo ancora oggi scoraggiano le persone dal rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta…

Forse, però, la ragione più comune che induce la gente a diffidare dello psicologo è la convinzione che la psicoterapia non serva a nulla, per averlo provato sulla propria pelle o anche solo sentito dire.

Quel paziente deluso e arrabbiato parlerà dell’inadeguatezza del suo terapeuta (e chissà, magari potrebbe aver ragione) e si convincerà che andare in terapia è stata solo una perdita di tempo e denaro.

Quando una terapia fallisce, quando un paziente molla e non lo rivediamo più, possiamo fare ben poco, ma è proprio prima che la terapia cominci che possiamo fare tanto, possiamo gettare delle fondamenta sicure per il rapporto terapeutico che vogliamo costruire e per il successo del percorso che stiamo iniziando. Ciò che veramente mina la terapia sin dall’inizio sono le fantasie più o meno irrealistiche (e più o meno consapevoli!) che una persona può avere riguardo allo psicoterapeuta e le speranze illusorie sulle funzioni stesse della terapia; allora noi psicologi saremo bravi se non cadremo nella trappola di una collusione inconsapevole (o no?) con le vostre fantasie, se vi aiuteremo a comprendere i conflitti più comuni riguardo alla terapia e se vi spingeremo a riflettere sulle aspettative più insidiose.

La frase “dottoressa, la prego, mi dia lei la soluzione!” può sembrare legittima e coerente in una situazione di sofferenza, tuttavia, rivela un’aspettativa che non potrà che essere delusa perché la psicoterapia non è una pillola che va somministrata per bocca una volta la settimana, non è una cura che si riceve passivamente ma è il frutto di un lavoro a quattro mani, di un impegno serio in cui il paziente dovrà rimboccarsi le maniche ed essere pronto ad assumersi la responsabilità della propria felicità e del proprio benessere. Se si sta pensando di cominciare un percorso di psicoterapia sarà importante chiedersi quanto si è disposti a mettersi in gioco e a prendersi l’onere di scegliere che direzione dare alla propria vita. Dopo un primo incontro capita di sentire un immediato senso di speranza, di percepire più leggero il peso dei disagi e delle sofferenze: “Dottoressa sto già meglio”, annuncia sorridente il paziente, e dovremmo accorgerci che un’idea insidiosa è proprio dietro l’angolo. è naturale maturare un sano senso di fiducia nei riguardi del terapeuta che magari si è scelto dopo aver cercato tra tanti, dopo essersi assicurati che fosse un professionista competente e con anni di esperienza alle spalle… ma, ahimè, non basta recarsi da uno psicologo eccellente, passare un’ora nel suo studio elencando dettagliatamente tutto ciò che non va per ricevere la magica soluzione di un problema; la verità è che la psicoterapia non è affatto una soluzione semplice, richiede impegno, dedizione, fiducia, tempo e tanta pazienza! Lo psicologo potrà sostenervi lungo il cammino, vi accoglierà nei momenti bui, conoscerà metodi e tecniche che potranno aiutarvi, ma gran parte della fatica spetta a voi!

“Vorrei cambiare…ma non troppo”. Si desidera fortemente un cambiamento, si vorrebbe davvero stare meglio, eppure una piccola parte di noi vuole restare esattamente dov’è. Questo è un conflitto che non solo riguarda ogni paziente, ma ogni persona, in misura diversa. Perché, per quanto dolorosa sia la realtà che viviamo, per quanto intollerabili siano le lotte quotidiane che affrontiamo, si tratta della vita a cui siamo abituati, siamo su un terreno conosciuto che in qualche modo pensiamo di saper gestire, mentre il cambiamento è sempre un salto nel vuoto. L’ambivalenza è insita nell’animo umano, i conflitti sono proprio ciò su cui si lavora in terapia, ma è fondamentale essere pronti a riconoscerli, ad esprimerli e ad interpretarli, altrimenti è preferibile concedersi del tempo, riflettere ancora un po’..perchè il rischio è di iniziare una psicoterapia e tentare di sabotarla sin dal primo incontro.

“Io non credo nella psicoterapia!”: non è raro che un paziente esordisca con una frase simile, e verrebbe da replicare che la psicologia non è un atto di fede ma una scienza… a volte però non basta. Quel paziente è lì proprio per ottenere una smentita ma esige garanzie certe e concrete. Capita che un paziente mostri sin da subito diffidenza nei confronti del terapeuta, che manifesti dubbi riguardo all’efficacia della terapia, che dichiari in maniera più o meno esplicita di non potersi certo fidare di chi dal suo malessere ne trae un profitto! ”E chi mi garantisce che lo psicologo non mi prenda in giro?? ” Di certo può succedere che lo psicoterapeuta evochi nell’immaginario del paziente una figura oscura e misteriosa, che chissà quali tecniche adotterà e chissà con quali mezzi lo manipolerà, un estraneo che frugherà nelle emozioni più nascoste e nei pensieri più intimi! Già..ma se avete scelto uno specialista con attenzione, avete verificato tutte le sue credenziali, avete preso informazioni su di lui, lo avete incontrato per un primo colloquio (magari dopo aver visto altri psicologi, così, giusto per fare un confronto) e ancora non siete certi di potervi affidare a lui… allora potrebbe darsi che il problema sia proprio questo, un’istintiva diffidenza verso gli altri, un costante timore di essere ingannati e usati (e non solo dallo psicologo), la paura di lasciarsi andare nelle relazioni, di aprirsi agli altri senza avere in cambio garanzie. Se siete pronti a tollerare di affidarvi a quell’estraneo oscuro che è il vostro terapeuta, allora potreste cominciare a considerare l’idea che avere delle certezze spesso è un’illusione e che la vostra vita scorre senza che voi possiate controllare tutto ciò che accade.

“Vorrei tornare indietro e recuperare il tempo perso”: scegliere di andare in psicoterapia per avere l’opportunità di cancellare gli anni di sofferenza, aspettandovi che il terapeuta possa farvi tornare come eravate… prima di una separazione, di una malattia, di un lutto, prima del dolore. E’ una magia impossibile, perché la vita ci cambia e ci fa crescere, ed è ciò che accade anche durante una psicoterapia. Alla fine di un percorso terapeutico sarete inevitabilmente un po’ cambiati, avrete nuove consapevolezze, sarete entrati in contatto con delle parti di voi stessi che forse non avevate mai considerato, e sicuramente questo può spaventare. La vita fa il suo corso e cambiamo anche se non lo vogliamo, anche se ci ostiniamo a restare fermi in un passato idealizzato che ormai non c’è più e tentiamo di accoccolarci nei “luoghi conosciuti”, che siano aspetti di noi stessi o abitudini dolorose… allora tanto vale scegliere di essere parte attiva in questo cambiamento e attraversare la vita a testa alta guardando dritto di fronte a noi.

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